tratto dal sito del Liceo Montanari - Treviso

Verso la metà del '500 molte famiglie patrizie veneziane decisero di investire le grandi ricchezze accumulate nei commerci con l'Oriente nella realizzazione di grandi imprese agricole da amministrare direttamente. Il patriziato veneziano iniziava quella trasformazione che poi si rifletterà anche sulla vita artistica e culturale oltre che economica: l'arricchimento mercantile, che fino ad allora era stato alla base della sua potenza, cominciava ad aver bisogno di altre garanzie oltre alla gara di costruzione di magnifici palazzi cittadini.

Nel Rinascimento l'organizzazione politica ed economica di Venezia, basata sulla valorizzazione delle iniziative personali, consentì alle famiglie più ricche di sfruttare l'entroterra e riscoprire gli antichi ideali di vita quali l'interesse per il mondo classico. Fu allora che i Corner, i Barbaro, i Badoer, gli Emo, i Grimani, i Foscari, detentori del potere economico e politico, ma anche grandi studiosi di filosofia e cultori d'arte, trovarono in Andrea Palladio il loro interprete ideale. La villa nasce inizialmente in campagna con l'obiettivo di soddisfare l'esigenza di svago del proprietario. Nonostante si presenti come un'azienda agricola l'elemento dilettevole svolge una funzione molto importante. La villa prese ad assumere principalmente il carattere di "luogo di delizie" ed anche una specie di status symbol. La "villeggiatura", cioè il soggiorno in villa, che tendeva di norma a concentrarsi in coincidenza con i due principali periodi di raccolto dell'annata agricola: la mietitura, tra metà giugno e fine luglio e la vendemmia, dai primi di ottobre a metà novembre, iniziò ad assumere nel Settecento un carattere mondano e di distinzione sociale per la ricca borghesia veneziana, fregiatasi, nel frattempo, anche di titoli nobiliari. Questa moda, tipicamente veneziana, costituì la materia prima per quella Trilogia della Villeggiatura in cui Carlo Goldoni seppe magistralmente rappresentare l'evoluzione della società del suo tempo. Villa Barbaro

villa Barbaro - Maser (Treviso)

La villa recepiva alcuni caratteri morfologici e strutturali di derivazione romana imperiale che Palladio aveva potuto conoscere sui testi antichi e nei diversi viaggi a Roma in compagnia del suo pigmalione, l'umanista Gian Giorgio Trissino. Se la villa quindi, fatto senza precedenti, assumeva forme di tempio classico, non dobbiamo tuttavia dimenticare che nell'età dell'Umanesimo il tempio non aveva tanto un significato religioso, quanto piuttosto la funzione di marcare una differenza culturale: i segni della classicità riassumevano un intero sistema di valori antropologici, etici ed estetici, basati sul sapere ereditato dai greci e dai romani e riscoperti dagli umanisti.
Ed ecco allora sorgere, accanto al corpo centrale destinato all'abitazione del signore, le tipiche barchesse, le stalle, le colombare, le abitazioni per i coloni. La villa sorgeva necessariamente presso la sorgente di un fiume, ciò avviene perché c'era un vero e proprio culto dell'acqua che veniva rivestita di un valore simbolico quasi sacro, essendo essa fondamentale per la vita e per le coltivazioni. La stessa Venezia, essendo stata edificata sull'acqua, si presenta come una città reale e allo stesso tempo riflessa. Questo elemento simbolico trova spazio nelle fontane, nelle peschiere dei giardini delle ville. Nell'arco di tre secoli centinaia di ville furono edificate nella campagna dell'entroterra Veneto e lungo i principali corsi d'acqua, ma la nuova concezione socio economica testimoniata dalla villa veneta si diffuse ovunque, arrivando anche molto lontano e perfino nel Nuovo Mondo, nelle grandi piantagioni del Sud degli Stati Uniti d'America.