Tratto dal sito del Comune di Brugine

Il Comune di Brugine, come istituzione, è nato nel 1816 con le prime elezioni di un Sindaco a seguito della riforma napoleonica, e comprende Brugine e Campagnola.

Prima di queste riforme napoleoniche, attuate dalla dominazione austriaca, Brugine con il quartiere Pozzobon e Campagnola con il quartiere di S. Giustina, facevano parte di Piove di Sacco, infatti inviavano al consiglio di quel comune le loro deputazioni.

Con la nascita del dipartimento della Brenta (1200), Brugine e Campagnola hanno dato vita ad un libero comune a cui poi si è aggiunta la località Ardoneghe (agger domini episcopi), accanto a Legnaro del Vescovo di Padova. L'esistenza del territorio della Saccisica è stata ufficialmente confermata dal diploma mediante il quale l'imperatore Berengario ha donato la "Saccisica" al Vescovo di Padova, assegnandogli di conseguenza il titolo di Conte di Piove di Sacco con poteri fiscali, civili e religiosi.

È certo che il territorio è stato abitato fin dall'epoca dell'espansione romana, come testimoniano i resti di una casa colonica romana ritrovati a Rialto e quelli di un'ara dedicata a Nettuno ritrovati nei pressi del Laghetto di Caron.

I primi documenti scritti che nominano Brugine sono: un atto di compravendita del 1138 che nomina Brugine e Porto ed una sentenza del 1227 che nomina Campagnola. Nello stesso periodo medioevale si sa che la famiglia Maccaruffo, intorno al 1227, possiede un castello a Brugine, forse nei dintorni della zona dove verrà costruita Villa Roberti.

Più tardi a Campagnola è sorto un monastero femminile di Besuine. Proprio dal documento della soppressione del monastero, a seguito del Concilio di Vienne in Francia (1312), si è certi della presenza dei Buzzacarini a Campagnola. Nel documento infatti si afferma che Arquato Buzzacarini, con l'appoggio dei Carraresi ha preso possesso del monastero delle Besuine e che poi la sorella Fina ha sposato il carrarese Francesco il vecchio.

Dopo la caduta della Signoria dei Carraresi (1405), con il lungo governo della Serenissima Repubblica di Venezia, per il nostro territorio c’è stato un periodo di relativo benessere, grazie alla presenza di nobili famiglie veneziane alla ricerca di terre fertili da coltivare con criteri migliorativi, simili a quelli già adottati dalle corti benedettine.

Nel 1602 è nato il Consorzio della sesta presa per la regolamentazione delle acque.

Oltre la villa costruita dai Pisani e quella costruita dai Venier a Campagnola, durante il governo della Serenissima, intorno al 1553, dalla ricca famiglia dei de Roberti viene costruita la villa, che costituisce l'orgoglio dei Bruginesi, con alcuni affreschi forse del Veronese, altri dello Zelotti ed altri del Fasolo.

Dello stesso periodo, come curiosità culturale, merita di essere ricordato il libro “Cecco de' Ronchitti da Bruzene", scritto da Galileo Galilei, sulle nuove teorie astronomiche. Poi Brugine ha seguito il destino del Veneto, prima ceduto all'Austria da Napoleone e poi annesso all'Italia, nel lungo e difficile periodo delle emigrazioni in Sudamerica e nelle tormentate vicende delle due guerre mondiali.

Oggi il comune ha circa 7.000 abitanti ed attraversa un periodo di discreto benessere, favorito dalla dinamicità di alcuni imprenditori, dalle condizioni favorevoli della zona e dalla partecipazione costruttiva dei suoi cittadini.

Lo stemma del comune di Brugine racchiude due stelle sovrastate da due comete, simboli forse di due divinità distruttrici Marte e Bellona, ma riferimento certo alla protezione di S. Salvatore a Brugine e di S. Maria a Campagnola ai quali l'intera comunità si affida auspicando un futuro sempre migliore.

I Monumenti

Viaggiando tra le vie del paese alla ricerca di monumenti, interessanti esempi di architettura sacra sono rappresentati dalle due chiese parrocchiali, quella di Brugine (SS. Salvatore) e quella di Campagnola (Santi Pietro e Paolo). I due luoghi di culto sembrano aver avuto origine nell'alto medioevo, ma gli edifici attualmente visibili sono assai più recenti.

La Chiesa di Brugine e ricordata a partire dal secolo IX e, insieme ad altri beni e terre, è nominata nel documento con il quale Berengario I fece dono aI Vescovo di Padova.

Villa Roberti è uno splendido esempio di architettura civile e testimonianza delle origini e dello splendore del Rinascimento pittorico veneto. Venne  costruita nella prima metà del cinquecento da una delle famiglie più influenti di Padova, i Roberti appunto, conosciuti per il prestigio degli incarichi diplomatici e per l'enorme ricchezza accumulata grazie all'attività di banchieri. L'imponente dimora, che si erge sulle rovine dell'antico Castello dei Maccaruffo, a testimonianza di ciò rimane la Torre trecentesca ed il Pozzo. Essa rappresenta ancora oggi una vera perla nel cuore della campagna, inserita nel verde di un vastissimo parco e fiancheggiata da una imponente Barchessa risalente alla fine del XVI° secolo.

La Torre, che nel corso dei secoli fu adibita a colombara, grazie ai recenti restauri è stata riportata alla sua originaria bellezza e attualmente è un appartamento a disposizione dei turisti con la formula del Bed & Breakfast.

La Barchessa, con il suo portico cadenzato da otto archi che poggia su colonne ingentilite da capitelli con lo stemma dei Roberti e i camini rinascimentali che conserva al suo interno, si presta come alloggio a turisti e luogo ideale per cerimonie, meeting e concerti.

La Villa ospita inoltre il CISST (Centro Internazionale di Storia dello Spazio e del Tempo), un'associazione culture impegnata nella riflessione sulla storia della scienza ed in attività di promozione di tale disciplina.

Ogni prima domenica del mese, sotto i portici della Barchessa e nel parco della Villa, si svolge uno dei mercatini dell'Antico e dell'Usato più celebri del Veneto. Nato sul modello del Portobello londinese e dei marché aux puces parigini, da vent’anni attira migliaia di visitatori e moltissimi espositori provenienti da tutta Italia. Durante il mercatino è possibile visitare l'interno della Villa e passeggiare nel giardino romantico all'inglese.

L’affluenza di turisti, anche stranieri, è da attribuirsi all'ambientazione unica e affascinante dal parco secolare con abeti, sequoie, ippocastani, fusti d'edera che crescono sui muri, alberi di melograno e fiori particolarmente colorati nella stagione calda.