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La nascita dell’architettura rinascimentale

palladio villa rotonda disegnoIn Italia, e soprattutto a Firenze, il confronto tra l’architettura gotica, che si sviluppava al nord, e la visione classica mutuata dell’architettura romana, rendeva palesi contraddizioni non più sanabili in uno stile unitario. Il gotico era troppo diverso dal classicismo greco-romano: se si sceglieva uno bisognava negare l’altro. Tale diversità finì per negare del tutto l’architettura medievale nel suo complesso, per ritornare a principi di classicità più rigorosi.

Questo passaggio è in relazione con l’avvento del Rinascimento, ma va inquadrato nell’ambito di un rinnovamento culturale, molto più ampio delle sole esigenze artistiche. Esso coincise con la fine di un medioevo che faceva della trascendentalità religiosa l’unica fonte di conoscenza o di ispirazione artistica. L’umanesimo portò a riconsiderare il ruolo del singolo individuo nell’universo in cui agiva, rinnovò dalle fondamenta anche i ruoli e le funzioni che un architetto aveva rispetto alla società in cui operava.

Nel medioevo l’architetto era il muratore-capo del cantiere in cui avveniva la costruzione di un edificio. In pratica era colui che dirigeva gli altri muratori, lavorando con loro. Quindi non vi era un momento ideativo o progettuale distinto rispetto alla fase realizzativa. Ma ideazione e realizzazione procedevano di pari passo.

Questo era in accordo con la visione medievale, che considerava preminente la fase esecutiva nel processo artistico: in pratica l’artista era colui che «sapeva fare». Questo finiva per porre gli artisti un gradino più in basso nella graduatoria sociale rispetto ai matematici o ai letterati: questi ultimi, lavorando solo intellettivamente, praticavano le «arti liberali», mentre gli artisti, lavorando con le mani, praticavano le «arti meccaniche».

Con l’avvento del Rinascimento, gli artisti rivendicarono anch’essi il ruolo di artisti «liberali», ossia di intellettuali, in quanto considerarono preminente, nel processo artistico, la capacità di «ideare», che è una funzione intellettiva, rispetto a quella di «eseguire». L’essere arrivati a distinguere, sia concettualmente che praticamente, la fase di ideazione rispetto a quella esecutiva, ebbe riflessi notevolissimi soprattutto in campo architettonico. Da allora, infatti, all’architetto compete solo la fase progettuale dell’architettura: suo compito è ideare e redigere un progetto; ad altri è demandata la realizzazione dell’opera.