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Giorgione


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Giorgione (Castelfranco Veneto 1477 - Venezia 1510) è uno dei pittori più enigmatici della storia dell’arte in quanto di lui si conosce ben poco. Molto incerto è anche il catalogo delle sue opere, non esistendo alcuna opera autografa. Tuttavia le sue opere principali, sulle quali la critica è concorde, permettono di delineare un corpus di grande importanza per la storia dell’arte veneziana. Con lui le premesse stilistiche delineate da Giovanni Bellini, suo probabile maestro, giungono a piena maturazione, creando capolavori di assoluta qualità. Se nel Bellini permangono influssi tardo gotici, soprattutto nella grafia minuziosa dei dettagli, in Giorgione l’immagine pittorica è costruita con un forte risalto plastico, che sembra indicare una sua conoscenza diretta del classicismo rinascimentale dei grandi maestri fiorentini, nonché di Antonello da Messina e Piero della Francesca.

Fra le opere di sicura attribuzione vi è la Madonna di Castelfranco (Castelfranco Veneto, San Liberale), dipinta intorno al 1505, la tela dei Tre filosofi (Vienna, Kunsthistorisches Museum), nonché la Tempesta (Venezia, Gallerie dell’Accademia). È questa la sua opera più famosa, nonché quella che meglio indica la strada del tonalismo veneto.

Nel 1508 portò a termine gli affreschi della facciata principale del Fondaco dei Tedeschi, di cui oggi rimane solo un frammento. Nella realizzazione di quest’opera ebbe come aiuto il giovane Tiziano, che ne assunse di fatto l’eredità stilistica alla morte di Giorgione avvenuta nel 1510, all’età di soli trentatre anni. Il rapporto tra i due artisti non è di facile comprensione, tanto che su alcune opere la critica rimane divisa se attribuirle all’uno o all’altro pittore. È il caso, soprattutto, di due celeberrimi capolavori quali la Venere dormiente di Dresda e il Concerto campestre conservato al Louvre. Tuttavia, considerando che di Giorgione si conosce decisamente poco, non è escluso che future ricerche potranno delineare meglio la figura di questo eccezionale pittore, la cui vita è stata troppo breve per la sua straordinaria arte.