Il brolo

 

 Liberamente tratto da:  E. Turri, Villa veneta - Bertani ed. ,1977

I terreni migliori della grande proprietà dei signori erano quelli del brolo, una vasta area recintata da un alto muro che si snodava per diversi chilometri tutt' intorno, con torrette di vedetta agli angoli.
Nei punti più valicabili il muro portava conficcati sulla sommità dei cocci di vetro per impedire l' accesso agli estranei.
Il brolo era diviso in varie sezioni: nella parte bassa, pianeggiante, vi erano grandi mace 1, divise da bine 2, per il frumento, la polenta, l'erbaspagna 3; più vicino alla villa si trovavano i frutteti, le colture pregiate, i vigneti per l' uva da tavola, l' uva regina, l' uva moscata, l' uva fragola; sopra i terreni più asciutti, si trovavano le vigne per il vino buono, la rondinella, la molinara....
Brolo

 

Dentro il brolo vivevano, con le loro famiglie, anche i mezzadri, i lavoranti ed i salariati.
I lavoranti e i salariati coltivavano i campi del brolo, ma alcuni di quest' ultimi attendevano anche ai lavori più diversi, direttamente sotto i padroni: governare i cavalli, curare il giardino, tenere la cantina, fare i lavori domestici più pesanti nella villa..

La trasformazione del terreno era una delle fasi dell' allestimento del "brolo", l'appezzamento che ogni fattore gestiva solitamente dietro casa, con rigore assoluto ma secondo gusti e preferenze personali.
Nei "broli di fruttari" , ossia nei frutteti, il livellamento del suolo era a capo di ogni regola, un po’ come lo sminuzzamento e l' uniformazione delle sopraelevate aiole (che gli scrittori citavano col nome di "porche" per farsi capire dai contadini, giacché se avessero usato nomi come "coltre", "prese" o "praci" non sarebbero stati capiti).
E' sempre più difficile osservare dei "broli di fruttari" strutturati all' antica maniera, dato che il sistema antico consigliava l' impianto promiscuo - ma disposto in filari - d' ogni sorta di specie, mentre oggi è assai più facile incrociare frutteti con limitate varietà, non di rado con una soltanto. Gli spazi tra filare e filare erano di cinque pertiche venete, mentre tra pianta e pianta di quattro o cinque.
Ogni fattore disponeva di un grande assortimento di varietà, in quanto il brolo era una fonte di guadagno ma anche una perenne riserva di sostentamento e di risorse ( se concimato con una "grassa" ben matura, consentiva pure un' eccellente produzione di fieno).
E' merito degli autori antichi e delle trascrizioni orali se conosciamo i nomi di molti generi di peri, "pomari", "fruttari a osso" (appartenenti alle drupacee) , fichi e "novelle" (avellane), che si coltivano nelle nostre zone (fra Treviso, Padova e Venezia).

 

 

(1) macia: campo, parcella coltivata; deriva da macchia, cioè una superficie boscosa o che comunque appare come elemento distinto nel
                   tessuto dei campi.
(2) bine: filari di viti, che appunto vengono abbinati. Sono nel paesaggio, l'espressione di un ordine, di un geometrismo, che rivela l' amore
                stesso del contadino al proprio campo.
(3) erbaspagna: erba medica, coltivata per farne foraggio.

Successivamente il Barocco offrì la possibilità di inserire anche ulteriori elementi come le cascate e le sculture ricavate dai bossi.