Salone Venere e Adone

Venere e Adone

L’episodio di Venere e Adone vuole dimostrare come il giovane tentasse di vincere la passione con l’esercizio dell’agricoltura e della caccia. La prima attività è il movente dell’erezione della villa, la seconda è uno degli spassi dei gentiluomini in campagna particolarmente consone qui a Brugine, vicina alla laguna.

Afrodite, dea dell'amore, è la più bella tra le immortali. Per ubbidire al padre Zeus sposa Efesto, il deforme dio del fuoco. Lo tradisce però con Ares, dio della guerra, che non è tuttavia il suo vero amore. Infatti è innamorata di Adone...
Adone nacque da Mirra, una fanciulla che era stata trasformata in albero per punizione di una sua grave colpa. Quando, da una fenditura dell'albero, il piccolo Adone venne alla luce, le ninfe lo raccolsero commosse e lo nutrirono, allevandolo nelle grotte d'Arabia. Il fanciullo, crescendo, divenne bellissimo. Mentre cacciava in un bosco sacro, Afrodite lo vide e s'innamorò di lui, dimenticando Ares.
Ma il dio della guerra se ne accorse e decise di punire ferocemente il rivale. Si mutò in cinghiale, e indusse Adone ad inseguirlo; poi gli si rivoltò contro e lo sbranò. Adone lanciò un grido così alto che Afrodite lo udì e accorse trafelata. Lo trovò in un prato, già morto.

Il sangue macchiava l'erba attorno e, per volere della dea, il corpo di Adone si trasformò in un anemone rosso come quel sangue.

Intanto l'anima scendeva agli inferi, dove regnava Persefone. Afrodite si recò a sua volta tra le ombre, per reclamare l'innamorato.

Ma Persefone si rifiutò di restituirlo, perché anche lei se ne era innamorata. Afrodite era una dea potente e cocciuta e non aveva nessuna intenzione di cedere, perciò restò nel regno dei morti protestando, mentre sulla terra, privata della sua presenza, tutto inaridiva.

Zeus risolse il caso senza far torto a nessuno: decise che Adone avrebbe trascorso alcuni mesi con Persefone, altri accanto ad Afrodite che si accontentò e tornò a fecondare la terra, in primavera. Al suo passaggio tornavano a fiorire le rose e gli anemoni.